(fonte: Wikipedia)
Ultimamente ho passato diverso tempo in esercizi commerciali aventi a che fare con lo sconfinato mondo del mobilio. Tra tutti, l’IKEA.
In controtendenza con una nutritissima schiera di esseri di sesso maschile, a me l’IKEA non dispiace. Ci sono un sacco di cose, gli addetti non ti rompono i maròni a meno che tu non glielo chieda e al bar hanno un discreto vino, da me subito testato. Oltre ai mobili, inoltre, vi si trovano utensili interessanti, alcuni dei quali ignoravo l’esistenza. La propensione, o perlomeno l’assenza di avversione da parte mia nei confronti di questo posto è data da una sostanziale, immensa differenza tra me e gli esseri umani di sesso maschile già citati. La differenza è la seguente: io non ho la ragazza.
In effetti deve essere difficile trovarsi all’IKEA con una persona che ti chiede di guardare attentamente quella pirofila, perché quella pirofila andrebbe benissimo per servire il secondo agli ospiti che inviterete nella cucina di una casa che ancora non avete, mentre il figlio che ancora non avete giocherà col figlio di amici che ancora non avete conosciuto nella stanzetta che non avete, e giocheranno alla playstation che avete ma che col cazzo la fareste usare al bimbo sprovveduto che non avete anche in virtù del fatto tu non stai con questa tizia, non la conosci nemmeno, ti ha semplicemente chiesto se avevi da accendere fuori dall’ingresso dell’IKEA, ma se le compri quella pirofila, chissà.
Nel frattempo tu guardi le 700 pirofile dell’IKEA, tutte identiche (salvo i nomi, che variano con un trend che va da quello con tre consonanti e due vocali, tipo BRMIO a quello con solo consonanti, tipo KRSTP), e ti chiedi perché proprio quella. Ti chiedi, perché l’esperienza, ma soprattutto l’istinto di sopravvivenza, ti insegnano a non osare chiederlo a lei, date le implicazioni legali e sociali che seguirebbero ad un’accusa per omicidio volontario.
Effettivamente, osservando la mimica facciale di questi poveri uomini, ho riscontrato dei tratti espressivi in tutto e per tutto paragonabili a quelli dei protagonisti dei filmati che raccontano la guerra in Vietnam.
Questo non deve però trarre in inganno: il disturbo ossessivo-compulsivo, del quale ho riportato una concisa spiegazione nel prologo al post ed in merito al quale ho avuto possibilità di ampliare la mia conoscenza proprio osservando gli altri esserei umani all’IKEA, non è prerogativa femminile. Esiste anche negli uomini, ma con modalità diverse.
Si evolvono così due differenti versioni di patologia, che sto ovviamente inventando al momento.
– DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO PREMEDITATO CON EPISODIO MANIACALE GRAVE E DELIRIO CONGRUO ALL’UMORE: È la versione femminile della patologia. Alla base di tutto sta la premeditazione, come esplicato nel seguente dialogo:
Lei :Caro, perché non andiamo all’IKEA oggi? Un giro veloce per vedere due cose per la cucina!
Lei: Infatti è già una settimana. È il nostro compleGiorno!
Inoltre, curiosamente, il giorno preferito dalle donne per andare in questi posti coincide inesorabilmente con il campionato di calcio. La definizione completa del disturbo diventa quindi : “Disturbo ossessivo-compulsivo premeditato con episodio maniacale grave e delirio congruo all’umore con aggravante di concomitanza con evento sportivo multiplo.”
– DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO FULMINANTE DIRETTAMENTE PROPORZIONALE AL LIVELLO DI INUTILITA’ DELL’OGGETTO IN QUESTIONE: È la variante maschile: la differenza più evidente con la patologia precedentemente illustrata è l’assenza di premeditazione. L’uomo non trova necessario pensare a cosa sta acquistando: anzi, spesso non trova necessario pensare e basta. In realtà non ritiene necessario nemmeno acquistare, fino a che non sia strettamente necessario.
Lei: Ma hai visto il tuo frigo?
Quando è in fase di acquisto, poi, l’uomo si lascia trascinare, crede nell’ hic et nunc, trova un’accezione completamente goliardica al concetto stesso di acquisto. Compra quello che lo diverte, e il divertimento è direttamente proporzionale all’inutilità dell’oggetto in questione. Questo genera dialoghi di questa risma:
Lui: Guarda cosa ho comprato!
In quanto uomo non mi sottraggo a questo tipo di disturbo, soprattutto nei negozi di vestiti.
n. 1 pantaloni arancio;
n. 2 paia di calzini a righe arcobaleno;
n. 1 camicia beige;
n. 4 polsini: blu, verde chiaro, bianco&rosso, grigio con pois lilla;
n. 1 cintura borchiata stile paninaro anni ’80;
n. 1 t-shirt con freccia a destra e scritta “I’m with stupid”;
n. 1 paio di guanti da elettricista)
sei una testa di pene..
In effetti mi dicono spesso che ho la testa grossa.
La tua disamina è decisamente apprezzabile. Peraltro, confermo anche nel sottoscritto la presenza del “DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO FULMINANTE DIRETTAMENTE PROPORZIONALE AL LIVELLO DI INUTILITA’ DELL’OGGETTO IN QUESTIONE”… sono recentemente entrato in un negozio di prodotti “etnici” per fare un regalo ad una persona, e alla fine mi sono comprato una Clessidra, che costa un casino e che non è nemmeno tanto precisa quanto mi era stato detto!
Per quanto concerne l’IKEA invece, da parte mia non ho riscontrato alcuna sindrome particolare, quantomeno su di me… sarà forse perché l’ultima volta ci sono stato insieme a Linvidia?
Mia madre uscì dall’ikea con un mobiletto per bagno di per sè orrendo, e arrivò a casa convinta che per di più gliel’avessero propinato azzurro invece che bianco.
Si scoprì alla fine, dopo due mesi di utilizzo, che il suddetto colore era dato dalla carta in cui era avvolto il mobiletto, e che nessuno aveva avuto il buonsenso di togliere…
linvidia ha un odio spaventoso per tutto ciò che rientra nella categoria “centro commerciale” da cui l’ikea, per quanto sui generis, non si sottrae.
certo, non avevo idea che avessero pure il vino…
ah… è molto interessante che questo post arrivi proprio quando succede questo:
http://milano.repubblica.it/multimedia/home/2386430
…
😀