Un luogo comune è un’opinione (non necessariamente “vera”) o un concetto la cui diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l’ovvietà o l’immediata riconoscibilità. In letteratura è detto tòpos e indica il ricorrere di un tema in un autore o in un genere letterario o artistico. Il termine deriva dalla locuzione latina locus communis, la piazza (il forum), dove le persone si incontravano e conversavano.
(fonte: wikipedia.it)
La cosa davvero interessante dei luoghi comuni è l’utilizzo che ne facciamo: rompiamo il ghiaccio in una situazione più o meno imbarazzante (la famosa salita in ascensore con un tizio che non si conosce, o l’intrattenersi con uno sconosciuto); li utilizziamo per concludere un’affermazione, come rafforzativo ad essa; in alcune situazioni paradossali li proferiamo come “cosa divertente da dire”; ci parano il culo quando non sappiamo dare spiegazioni.
Ovviamente è necessario utilizzare il corretto luogo comune a seconda della situazione richiesta: non è possibile proferirne uno a caso. Il mio problema è che non ne sono capace: cioè, nonostante mi renda conto di tutto questo, mi suonano talmente banali (ed è la loro forza, esserlo, sia chiaro) da poter essere utilizzati a caso. Uno vale l’altro, insomma. Il che mi ha portato negli anni a vivere situazioni notevolmente imbarazzanti laddove il luogo comune avrebbe dovuto, al contrario, aiutarmi ad uscire dall’imbarazzo stesso. Vado ad elencare alcuni esempi:
(QuandosiFaBuio incrocia un altro essere umano di sesso maschile nell’ascensore, e decide di “rompere il ghiaccio”)
– L’importante è essere giovani dentro, no?
– …prego?
– No, dico: di qualcosa bisogna pur morire.
– Beh, sì, ma cosa…
– Alla tua età io saltavo i fossi per lungo, caro mio.
– Veramente io ho vent’anni.
– Vent’anni? Cazzo, la mamma dei cretini è sempre incinta!
(QuandoSiFaBuio riceve una notizia che ti cambia la vita)
– Tesoro… sono incinta!
– Non sei grassa, amore: sei robusta di costituzione.
– …ma hai sentito cosa ho detto? Diventerai papà!
– La riviera romagnola è piena di tedeschi.
– Ma vaffanculo, va.
– Se lasci una bistecca a mollo nella coca-cola per un’ora, non rimane niente.
(QuandosiFaBuio è alla cassa delle Poste per pagare un bollettino)
– Sono 42,70€, signore.
– Io non credo proprio in Dio, ma in qualcosa che sta sopra di noi.
– Ehm… ok, signore, adesso… adesso può pagarmi, per cortesia?
– Il denaro non fa la felicità.
– Ok, ha ragione, ma ora potrebbe…
– (rivolto alla gente in coda) IL DENARO NON FA LA FELICITÀ!
– (alcune persone in coda rispondono) Ha ragione! Ha perfettamente ragione!
– Bene, signore, ora che l’ha detto a tutti ha intenzione di pagare, per cortesia?
– Il pubblico è il dodicesimo in campo.
(QuandosiFaBuio alla festa partigiana locale)
– Quando c’era lui i treni partivano in orario.
– PREGO?
– No, dicevo: io non sono razzista, ma se ne stessero a casa loro.
– Stai cercando di farti menare?
– Eh? No,no. Non è perché hai bevuto: è mischiare, che ti frega.
(QuandoSiFaBuio chiacchiera con un amico a proposito di tecnologia e tempi moderni)
– Cioè, alla fine c’hai uno come amico su facebook e poi quando lo incontri in giro non ti saluta nemmeno. Perché?
– Semplicemente perché nessuno ha mille amici, nella vita reale.
– Ehy! Questa è una risposta sensata!
– Ah, già. Uhm… in Sicilia ci sono dei posti meravigliosi, ma non sanno sfruttare il turismo.
– Così va meglio.
– Non è che non mi piaci: è che non sono pronto per una storia seria.