Quando muore uno famoso non è come quando muoiono gli altri. Non è una morte qualunque se tocca a un cantante, uno scrittore, un poeta, un attore, o altro. A patto che ti abbia dato qualcosa, certo: un sussulto, un sorriso, un pianto. Quando muore qualcuno che ti ha regalato delle emozioni, qualcuno che con le sue parole è riuscito ad incarnare perfettamente il tuo pensiero quasi fossi tu – anzi, in quelle parole eri tu – è diverso. Esiste una cosa, una cosa incredibile che mi ha sempre disarmato: il momento preciso e indimenticabile in cui il pensiero si incarna in parola ed unisce persone che nemmeno si conoscono, che nemmeno si sono mai viste ma che sono vive, e pensano, e piangono, e ridono, ed uno dei misteri della natura umana è quando ti ritrovi a pensare come diavolo è possibile che quella persona che nemmeno conosco riesca con poche parole ad incarnare con precisione imbarazzante quello che provo e che io stesso non saprei come spiegare agli altri? La delusione, la rabbia, la tristezza o la gioia che sono tue, ma non trovi modo migliore per esprimerle che utilizzare le sue parole. Questa è la magia. E allora no, quando muore uno così non è come quando muoiono gli altri.
E io più di una volta mi sono ritrovato ad esorcizzare le mie frustrazioni con le medesime parole di quest’uomo.
Ciao, Germano.
(Germano Mosconi, San Bonifacio, 11 Novembre 1932 – Verona, 1 Marzo 2012)
Dio, nella sua infinta bontà, lo accoglierà in Paradiso.